lunedì 26 gennaio 2009
Monitor 3D: meglio Planar o True3Di ?
Il Planar è quello con due schermi LCD sopra e sotto ed uno specchio "mobile" in mezzo, mentre il True3Di è lo scatolone nero con i due LCD incastonati all'interno ed uno specchio "fisso" in mezzo. Quando parlo di "specchio" intendo un vetro trasparente, che però riflette l'immagine visualizzata dallo schermo superiore.
In entrambi i casi la visione stereoscopica si attiva accendendo entrambi i monitor ed usando degli apposti occhiali polarizzati. Per saperne di più su come sono fatti potete leggere un vecchio post che ho scritto l'anno scorso.
Arrivo subito al dunque: tra i due, il Planar è sicuramente più carino esteticamente. Lo specchio mobile permette di usarlo come un normale monitor quando non si lavora con software stereoscopici, e la base d'appoggio lascia spazio sulla scrivania per metterci comodamente la tastiera ed il mouse, o ancora meglio uno strumento come il topomouse che semplifica tutta una serie di operazioni in 3 dimensioni.
Il True3Di è invece più ingombrante, somiglia al brionvega di mia nonna per quanto è nero e tozzo, e poiché lo schermo principale è sulla parete di fondo della scatola (l'altro è sulla parte alta) dà la sgradevole sensazione di dover guardare dentro la scatola ed avere una barriera fisica (il vetro frontale del monitor) tra la propria faccia e lo schermo stesso. Il che non è fantastico, soprattutto perchè se nel monitor devono guardarci due persone... bisogna mettersi in fila indiana!
D'altro canto, lo specchio è "fisso" all'interno, e quindi rende l'intera soluzione molto meno fragile rispetto al Planar, il cui specchio mobile è la croce e delizia dei clienti che l'hanno acquistato per allestire delle aule didattiche. Il fatto che lo specchio si possa alzare ed abbassare, infatti, se da un lato garantisce una grande versatilità, dall'altro espone lo specchio stesso ai maltrattamenti di operatori poco scaltri. Mettetelo in un'aula corsi, insomma, e preparatevi a dover sostituire qualche specchio prima o poi (+ 7 anni di sventura per l'operatore che lo rompe..).
Questo è il motivo per cui mi sento di dare il seguente consiglio: per chi deve allestire un'aula con tante postazioni, per fare dei corsi o perchè deve mettere una squadra di fotointerpreti ad estrarre features da centinaia di blocchi, allora è meglio il True3Di, molto più robusto ed a prova di "giocherellone".
Il Planar è invece indicato per chi ha bisogno di una o più postazioni di lavoro ben attrezzate, che magari prevedano l'uso del topomouse e che permettano a due-tre persone contemporaneamente di guardare le immagini stereo sul monitor, ed infine che non debbano essere destinate per la totalità del tempo alla visione 3D. Può essere questo il caso, ad esempio, di un utente che utilizza ERDAS Imagine per l'elaborazione di immagini satellitari e che occasionalmente attiva il modulo Stereo Analyst per l'estrazione di features dalle stereocoppie. In questo caso senza ombra di dubbio è meglio il Planar.
domenica 11 gennaio 2009
Nuovi strumenti per l'editing 3D in ArcGIS
Si tratta evidentemente di strumenti molto specifici, che rispondono alle esigenze di un certo tipo di utenza che deve risolvere problemi legati alla gestione di dati 3D in ambiente ESRI. Del resto l'offerta di strumenti software della ERDAS è caratterizzata proprio dalla disponibilità di tante estensioni specifiche per soddisfare necessità molto particolari: limitandoci alle estensioni per ArcGIS, è importante ricordare che esistono anche anche il Lidar Analyst ed il Feature Analyst.
Queste estensioni danno il vantaggio di poter usare le funzionalità tipiche dei software ERDAS direttamente all'interno di ArcGIS, senza dover cambiare quindi ambiente di lavoro. Se sono abituato ad usare ArcView, posso continuare a digitalizzare i tetti delle mie case e modificare il DEM direttamente con gli strumenti con cui ho dimestichezza, senza usare un altro software, semplicemente attivando le estensioni che mi servono.
Potete leggere qui il comunicato della ERDAS.
giovedì 1 gennaio 2009
Una cartolina d'auguri
La trovo di una bellezza struggente nella sua semplicità. E' un atto d'amore per una città, Napoli, a cui come molti sanno sono legato da quasi vent'anni, e che da quasi vent'anni mi fa incazzare ogni volta che ci rimetto piede. Ieri pomeriggio ho rivisto il film "Così parlò Bellavista" di De Crescenzo (1984), ed è incredibile quanto sia attuale, anche a distanza di 25 anni.
Dobbiamo assolutamente impadronirci di quella gru.