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domenica 1 febbraio 2009

Le frane si possono prevenire!

Quando sento dire che gli incendi boschivi si possono evitare grazie ai satelliti, mi innervosisco. Mi innervosisco perchè non è vero, ché un incendio non puoi evitarlo: al massimo puoi identificarlo, magari in tempo, prima che diventi incontrollabile e faccia vittime forse; piuttosto puoi usare il satellite quando l'incendio si è spento, per mappare le aree incendiate ed evitare che qualcuno approfitti della situazione per costruirci qualcosa. Questo si.

Se parliamo di FRANE, invece, le tecnologie di osservazione della Terra (i satelliti insomma) possono servire per prevenire disgrazie come quelle degli ultimi giorni in Calabria (con le vittime sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria), le frane sulle strade del Gargano o la mancata tragedia di Castro Marina (Lecce), dove ieri pomeriggio intere costruzioni si sono sgretolate in poche minuti, rischiando di seppellire gli avventori dei locali pubblici nella piazza principale del paese (che per fortuna sono stati allertati in tempo dal tabaccaio).

Esiste infatti una tecnica di monitoraggio dei fenomeni franosi che ha un nome impossibile (interferometria radar con permanent scatterers) ma che è stata brevettata e funziona. Si studiano le immagini radar acquisite dal satellite nel corso del tempo sull'area che si vuole monitorare, facendo particolare attenzione ad alcuni oggetti che si possano riconoscere inequivocabilmente su tutte le immagini (che perciò vengono chiamati permanent scatterers, diffusori permanenti): una statua, l'angolo di un edificio, o una struttura artificiale (quelle che ho visto io sono a forma di piramide a base esagonale, in metallo) posizionata appositamente nell'area oggetto di studio. L'interferometria PS (chiamiamola così) permette di verificare se questi diffusori permanenti si spostano. Anche di pochi millimetri (non sto esagerando, è documentato). E se questi oggetti che dovrebbero essere fermi si muovono, vuol dire evidentemente che qualcosa che non va.

Questa tecnica permette quindi di monitorare su ampia scala e con precisione millimetrica i fenomeni di deformazione della superficie terrestre. L’integrazione in ambiente GIS dei dati ottenuti serve ad evidenziare eventuali movimenti del terreno in aree a rischio, e quindi a far partire tempestivamente eventuali interventi strutturali di difesa del territorio.
Pensate che queste tecniche sono note fin dal 2005, quando furono presentate in un importante workshop dell'Agenzia Spaziale Europea, a conclusione del progetto SLAM, che ebbe grande risonanza a livello nazionale ed internazionale.

Del resto le aree a rischio sono note: dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell'Ambiente si può accedere alla pagina che elenca tutte le Autorità di Bacino italiane, e ad esempio l'Autorità di Bacino della Puglia pubblica con un webgis molto semplice la cartografia del Piano di Assetto Idrogeologico, che permette di cercare il tuo comune e valutarne la Pericolosità Geomorfologica, la Pericolosità Idraulica e la Classe di rischio.

Insomma: le informazioni sulle aree a rischio già esistono; le tecnologie di prevenzione esistono; le competenze a livello nazionale esistono (e sono all'avanguardia, basta citare la T.R.E. srl o la GAP srl) ed il costo di queste analisi è davvero ridicolo, se paragonato ai danni che la frana di ieri pomeriggio ha causato e causerà ai cittadini di Castro Marina ed al turismo salentino della prossima estate.