Giovedì scorso sono stato a Firenze, per partecipare al workshop organizzato dagli amici di SINERGIS sul tema dei dati geografici armonizzati.
Si è parlato di come favorire l'armonizzazione dei dataset geografici per renderli omogenei a scala nazionale, e nel mio intervento ho sottolineato quanto sia importante adottare nuovi modelli di produzione e aggiornamento dei dati geografici, basati su servizi Web centralizzati invece che sulle tradizionali produzioni distribuite su client stand-alone; e sul ripensamento dei processi della Pubblica Amministrazione secondo il paradigma della neogeografia, che prevede il coinvolgimento degli utilizzatori del dato geografico fin dalle prima fasi della sua produzione.
A questo riguardo da tempo, in Planetek Italia e con i colleghi di Stati Generali dell'Innovazione, sosteniamo che si può migliorare la fruibilità dei geodati digitali, mediante procedure innovative di collaudo che creino partecipazione dal basso e aumentano la sostenibilità dei servizi geografici.
Con Sergio Farruggia già in quell'occasione avevamo provato ad argomentare la nostra proposta. Siamo partiti dalla constatazione che l’interazione elettronica dei cittadini italiani con la Pubblica Amministrazione vede il nostro Paese fanalino di coda, con una percentuale di poco superiore al 20% sul totale degli scambi effettuati, contro la media europea attestata al 50% e Stati Membri “virtuosi” ormai vicini al 90% (fonte: Eurostat, 2012).
Si sono però affermate anche in Italia esperienze di uso collaborativo di strumenti in Rete e - tramite questi - di generazione e fruizione di contenuti secondo modalità partecipative degli utenti.
Il coinvolgimento di massa in tali processi si sviluppa però al di fuori della sfera della pubblica amministrazione intesa come istituzione, sebbene vada ricordato che tale fenomeno interessa ovviamente anche l’insieme dei dipendenti pubblici, soprattutto - tra tutti - quelli appartenenti a fasce di età più giovani. Tali esperienze, considerate attentamente e adottate nell’ambito delle prassi d’interazione cittadino-PA (esistenti e potenziali), possono contribuire significativamente e anche rapidamente a ridurre il divario di cui dicevamo sopra.
In particolare, hanno raggiunto una maturità rilevante, sia in termini di numero di aderenti, sia di risultati raggiunti, esperienze riferibili alla neogeografia. Ne parlavo all'inizio: con questo termine s’identificano le attività di produzione cartografica da parte di persone anche non dotate di specifiche competenze in questa disciplina, grazie alla disponibilità di tool appositamente concepiti ed al supporto fornito da esperti presenti all’interno di tali comunità.
Le esperienze della neogeografia concorrono ad abbattere la distanza tra produttori di sapere OpenStreetMap e i numerosi progetti sviluppati attraverso la piattaforma Ushahidi.
geografico e utilizzatori, grazie alle nuove tecnologie informatiche disponibili in Rete. In tale ambito sono particolarmente attive anche in Italia comunità e organizzazioni non profit, che se ne avvalgono soprattutto per assistere contesti più svantaggiati in fatto di accesso alle tecnologie dell’informazione geografica. Tra le tante esperienze di geografia volontaria (Volunteered Geographic Information), per esempio, si possono ricordare il progetto collaborativo
La proposta sul collaudo collaborativo prende ispirazione da tale quadro innovativo dell’informazione geografica per migliorare - in termini di efficienza, efficacia e fruibilità del risultato da parte della collettività - il processo di produzione dei dati geografici digitali della pubblica amministrazione.
Nell’ambito del processo di produzione dei dati geografici digitali affidato a società di servizi, l’amministrazione proprietaria condiziona la distribuzione pubblica del data base realizzato al suo collaudo. Tale prassi è motivata sia da ragioni meramente amministrative (se reso pubblico il dato viene considerato collaudato de facto dal fornitore), sia da cautele di carattere gestionale volte - qualora emergano seri problemi di qualità del prodotto - a salvaguardare l’operato di tutti i soggetti coinvolti nel processo: ente appaltante, direzione lavori e fornitore.
Lo svolgimento dell’attività di collaudo così impostata determina diversi inconvenienti che incidono proprio sulla corretta fruibilità del prodotto realizzato: ritardi nella disponibilità del dato e conseguente perdita di contenuto informativo a causa della sua obsolescenza. Inoltre l'evoluzione tecnologica consente di ridurre drasticamente i tempi di produzione dei dati geografici, tanto che -sempre più frequentemente e paradossalmente - questi risultano inferiori a quelli necessari per il collaudo.
Per fare fronte alle criticità appena descritte è indispensabile, secondo noi, consentire e stimolare la pubblicazione dei data set geografici prodotti prima dell’esecuzione del loro collaudo, e attivare forme di collaudo collaborativo dei dati, che si svolgano in contemporanea al collaudo stesso e si protraggano lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
Tale soluzione garantisce una maggiore circolazione del dato, incrementa sensibilmente la qualità del risultato complessivo, riduce i costi del processo formale (ci si può limitare ad una procedura di verifica a campione!) e limita il rischio di ripetizione del processo di collaudo, escludendo che esso possa avere esito negativo e, quindi, debba essere ripetuto, con conseguente ulteriore rinvio del rilascio del prodotto cartografico.
L’adozione del processo di collaudo dei data set geografici innovativo consente di ottenere i seguenti risultati:
Infatti, il processo di collaudo in forma collaborativa assume un approccio olistico e integrato alle problematiche operative da affrontare, attraverso il coinvolgimento e la mobilitazione di comunità e cittadini. In questo modo si può conciliare l’applicazione di norme di legge con modalità di governance adatte a garantire la più ampia fruibilità dello strumento cartografico digitale e sufficientemente flessibili per affrontare problematiche lungo tutto il suo ciclo di vita.
Si è parlato di come favorire l'armonizzazione dei dataset geografici per renderli omogenei a scala nazionale, e nel mio intervento ho sottolineato quanto sia importante adottare nuovi modelli di produzione e aggiornamento dei dati geografici, basati su servizi Web centralizzati invece che sulle tradizionali produzioni distribuite su client stand-alone; e sul ripensamento dei processi della Pubblica Amministrazione secondo il paradigma della neogeografia, che prevede il coinvolgimento degli utilizzatori del dato geografico fin dalle prima fasi della sua produzione.
A questo riguardo da tempo, in Planetek Italia e con i colleghi di Stati Generali dell'Innovazione, sosteniamo che si può migliorare la fruibilità dei geodati digitali, mediante procedure innovative di collaudo che creino partecipazione dal basso e aumentano la sostenibilità dei servizi geografici.
La "Neogeografia"
Avevo già discusso di questa proposta di modello innovativo in occasione del Barcamp della Camera dei Deputati, lo scorso 11 aprile (qui il video del mio intervento).Con Sergio Farruggia già in quell'occasione avevamo provato ad argomentare la nostra proposta. Siamo partiti dalla constatazione che l’interazione elettronica dei cittadini italiani con la Pubblica Amministrazione vede il nostro Paese fanalino di coda, con una percentuale di poco superiore al 20% sul totale degli scambi effettuati, contro la media europea attestata al 50% e Stati Membri “virtuosi” ormai vicini al 90% (fonte: Eurostat, 2012).
Si sono però affermate anche in Italia esperienze di uso collaborativo di strumenti in Rete e - tramite questi - di generazione e fruizione di contenuti secondo modalità partecipative degli utenti.
Il coinvolgimento di massa in tali processi si sviluppa però al di fuori della sfera della pubblica amministrazione intesa come istituzione, sebbene vada ricordato che tale fenomeno interessa ovviamente anche l’insieme dei dipendenti pubblici, soprattutto - tra tutti - quelli appartenenti a fasce di età più giovani. Tali esperienze, considerate attentamente e adottate nell’ambito delle prassi d’interazione cittadino-PA (esistenti e potenziali), possono contribuire significativamente e anche rapidamente a ridurre il divario di cui dicevamo sopra.
In particolare, hanno raggiunto una maturità rilevante, sia in termini di numero di aderenti, sia di risultati raggiunti, esperienze riferibili alla neogeografia. Ne parlavo all'inizio: con questo termine s’identificano le attività di produzione cartografica da parte di persone anche non dotate di specifiche competenze in questa disciplina, grazie alla disponibilità di tool appositamente concepiti ed al supporto fornito da esperti presenti all’interno di tali comunità.
Le esperienze della neogeografia concorrono ad abbattere la distanza tra produttori di sapere OpenStreetMap e i numerosi progetti sviluppati attraverso la piattaforma Ushahidi.
geografico e utilizzatori, grazie alle nuove tecnologie informatiche disponibili in Rete. In tale ambito sono particolarmente attive anche in Italia comunità e organizzazioni non profit, che se ne avvalgono soprattutto per assistere contesti più svantaggiati in fatto di accesso alle tecnologie dell’informazione geografica. Tra le tante esperienze di geografia volontaria (Volunteered Geographic Information), per esempio, si possono ricordare il progetto collaborativo
La proposta sul collaudo collaborativo prende ispirazione da tale quadro innovativo dell’informazione geografica per migliorare - in termini di efficienza, efficacia e fruibilità del risultato da parte della collettività - il processo di produzione dei dati geografici digitali della pubblica amministrazione.
Il collaudo dei dati geografici oggi...
Attualmente, gli enti pubblici titolari di attività cartografiche per realizzare e aggiornare data base geografici procedono attraverso l’affidamento del servizio a società terze, seguendo le prescrizioni di legge in materia di appalti pubblici (Codice degli Appalti, D.Lgs 163/2006). In particolare, la sequenza di attività all'interno di qualsiasi progetto cartografico include - in fase finale - l’esecuzione del collaudo, secondo quanto stabilito appunto dal Codice degli Appalti.Nell’ambito del processo di produzione dei dati geografici digitali affidato a società di servizi, l’amministrazione proprietaria condiziona la distribuzione pubblica del data base realizzato al suo collaudo. Tale prassi è motivata sia da ragioni meramente amministrative (se reso pubblico il dato viene considerato collaudato de facto dal fornitore), sia da cautele di carattere gestionale volte - qualora emergano seri problemi di qualità del prodotto - a salvaguardare l’operato di tutti i soggetti coinvolti nel processo: ente appaltante, direzione lavori e fornitore.
Lo svolgimento dell’attività di collaudo così impostata determina diversi inconvenienti che incidono proprio sulla corretta fruibilità del prodotto realizzato: ritardi nella disponibilità del dato e conseguente perdita di contenuto informativo a causa della sua obsolescenza. Inoltre l'evoluzione tecnologica consente di ridurre drasticamente i tempi di produzione dei dati geografici, tanto che -sempre più frequentemente e paradossalmente - questi risultano inferiori a quelli necessari per il collaudo.
...e domani?
La nostra proposta prende in considerazione queste problematiche, proponendo una reingegnerizzazione dei processi che tenga conto dei cambiamenti avvenuti nel settore della Geographic Information, nonché dei concetti dell’open governemnt e dell’open data.Per fare fronte alle criticità appena descritte è indispensabile, secondo noi, consentire e stimolare la pubblicazione dei data set geografici prodotti prima dell’esecuzione del loro collaudo, e attivare forme di collaudo collaborativo dei dati, che si svolgano in contemporanea al collaudo stesso e si protraggano lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
Tale soluzione garantisce una maggiore circolazione del dato, incrementa sensibilmente la qualità del risultato complessivo, riduce i costi del processo formale (ci si può limitare ad una procedura di verifica a campione!) e limita il rischio di ripetizione del processo di collaudo, escludendo che esso possa avere esito negativo e, quindi, debba essere ripetuto, con conseguente ulteriore rinvio del rilascio del prodotto cartografico.
In sintesi
La revisione del processo di collaudo dei prodotti geografici digitali deve prevedere:- La pubblicazione dei data set in versione draft (con metadati) da parte dell’ente proprietario e la richiesta/invito ai cittadini di validarli
- I cittadini su base volontaria, segnalano anomalie/mancanze/errori
- L’ente/collaudatore verifica le segnalazione e decide come intervenire e collauda il dato.
L’adozione del processo di collaudo dei data set geografici innovativo consente di ottenere i seguenti risultati:
- User Centricity: il cittadino al centro di un processo amministrativo
- Effectiveness and efficiency: riduzione dei tempi di collaudo, migliore qualità del prodotto, riduzione del rischio di ripetizioni del medesimo processo (per esito negativo)
- Simplification: semplificazione degli aspetti burocratici del processo di collaudo dei data set geografici, sostituiti da un efficiente ed efficace processo tecnico-gestionale collaborativo
- Transparency: i cittadini hanno accesso diretto ai risultati delle attività della PA e ne possono valutare le attività e risultati, con focalizzazione sulla fruibilità dei contenuti resi disponibili
- Accessibility: acceso diretto e in anticipo ai dati della PA
- Openness: acceso libero ai dati
- Reusability: I dati vengono resi subito disponibili appena sono stati prodotti e quindi aumenta il loro utilizzo in termini di quantità e in termini di qualità, in quanto i dati sono usati in tempi più prossimi alla fase di acquisizione (il data set geografico corrisponde al reale stato del territorio).
Ci vogliamo provare?
Introdurre il collaudo collaborativo dei dati geografici nei processi della PA italiana richiede un intervento normativo a livello nazionale, volto a contemplare la delega al rilascio nell'ambito della legge sugli appalti. Inoltre, deve essere previsto il coinvolgimento dei soggetti regionale, per quanto attiene la definizione delle procedure di attuazione della normativa nazionale a scala regionale.Conclusioni
I dataset geografici digitali sono uno strumento fondamentale e indispensabile per tutte le attività riguardanti lo sviluppo urbano e la coesione territoriale. La proposta illustrata al punto precedente è coerente rispetto al sistema di governance formulato a livello europeo per lo sviluppo delle città e delle comunità territoriali (“Cities of Tomorrow: Challenges, visions, ways forward”, Commissione Europea, 2011).Infatti, il processo di collaudo in forma collaborativa assume un approccio olistico e integrato alle problematiche operative da affrontare, attraverso il coinvolgimento e la mobilitazione di comunità e cittadini. In questo modo si può conciliare l’applicazione di norme di legge con modalità di governance adatte a garantire la più ampia fruibilità dello strumento cartografico digitale e sufficientemente flessibili per affrontare problematiche lungo tutto il suo ciclo di vita.