Ormai è diventato un appuntamento fisso, ogni sei mesi: l'ultimo numero del GeoXperience, il magazine semestrale di Planetek Italia, è on-line dall'inizio di giugno e disponibile per il download. I più pigri possono sfogliarlo qui sotto, oppure scaricare il PDF completo.
L'impostazione che abbiamo dato al giornale prevede l'organizzazione in aree tematiche: Telerilevamento, Dati da Satellite ed Enterprise Data Sharing, cui si aggiunge in quest'ultimo numero la sezione Planetek 2.0 per dare una panoramica degli strumenti sociali disponibili su Web per entrare in contatto con Planetek Italia e far crescere la comunità interessata a dialogare con noi.
I temi sono tanti anche stavolta. Da un lato presentiamo applicazioni realizzate nei nostri progetti, e dall'altro si parla di strumenti e dati utili per il lavoro dei professionisti del settore.
Tra le applicazioni voglio segnalare quelle per il monitoraggio costiero con il progetto Marcoast, e quelle per l'individuazione delle "case fantasma". Inoltre spieghiamo in dettaglio un'importante progetto di monitoraggio degli eventi alluvionali che abbiamo in corso con la Regione Sardegna e che prevede l'uso dei dati telerilevati di tipo ottico e radar.
Buona lettura!
GeoXperience - Giugno 2010
martedì 29 giugno 2010
mercoledì 23 giugno 2010
La barzelletta sui metadati
Voglio rivendicare i diritti sulla barzelletta sui metadati con cui il mio collega ed amico Jens ha aperto il suo post sul blog di Planetek Italia "INSPIRE e i Metadati: S’incontrano un tedesco, una francese…"
Perché una mattina di qualche mese fa, davanti al caffè, si chiacchierava di metadati (lo so, normalmente si dovrebbe parlare di calcio, donne o politica davanti al caffé, ma da noi succede che si parli di metadati, che ci volete fare...) facendo il confronto tra la realtà italiana e quella francese, ed allora ho chiesto a Jens come fosse la situazione in Germania, suo paese d'origine.
Quando mi ha spiegato che la Germania si può considerare la patria dell'ISO, è nata l'idea della barzelletta. Che è questa:
Ci sono un Tedesco, un Francese ed un Italiano, e parlano dei metadati.
Il Tedesco spiega: “Noi abbiamo addottato le linee guida INSPIRE sui metadati così come indicato dall’Unione Europea, senza cambiare una virgola.” E poi sottovoce aggiunge: “Eravamo in tutti i comitati e ci siamo cuciti lo standard su misura…”
Il Francese, per farsi bello, dice la sua :“Mah, noi abbiamo dato un'occhiata a questo standard sui metadati e però avevamo delle esigenze nazionali da soddisfare, e sai com'è, avevamo già da prima di INSPIRE la nostra estensione allo standard ISO bell'e pronta con il suo XSD…”
L'Italiano allora, tra sé e sé, pensa: “Vedi 'sti sfaticati, come si son fatti facile la vita". E pieno d'orgoglio dice agli altri due: “Noi abbiamo pubblicato un’intero decreto legge, con dentro tutto lo standard italiano, decine e decine di pagine, che lavoro!"
Poi ci pensa un attimo, e timidamente aggiunge: “Solo che non ricordo bene: di quale standard parlavamo? Dov’era, che non lo trovo?”
Peccato che non sia una barzelletta. Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti, e che abbiamo voluto stigmatizzare con l'articolo scritto da Jens.
Già un anno fa, su questo mio blog, ci fu un'interessante discussione sul tema dei metadati, e su quanto scarsa fosse la sensibilità in giro rispetto a questo tema. Il fatto è che nel frattempo sono passati 12 mesi, è stato emanato un decreto legislativo che recepisce INSPIRE, e quando forniamo ai nostri clienti le immagini satellitari o realizziamo IDT e WebGIS dobbiamo fare quotidianamente i conti con l'incertezza del momento nello scenario nazionale, barcamenandoci tra standard che non sono standard e documenti di riferimento che appaiono e scompaiono.
Mi piacerebbe davvero vedere nascere una discussione costruttiva attorno alle riflessioni fatte da Jens sul nostro blog aziendale, per capire che sensibilità c'è nella comunità geomatica italiana rispetto a questo problema.
Perché una mattina di qualche mese fa, davanti al caffè, si chiacchierava di metadati (lo so, normalmente si dovrebbe parlare di calcio, donne o politica davanti al caffé, ma da noi succede che si parli di metadati, che ci volete fare...) facendo il confronto tra la realtà italiana e quella francese, ed allora ho chiesto a Jens come fosse la situazione in Germania, suo paese d'origine.
Quando mi ha spiegato che la Germania si può considerare la patria dell'ISO, è nata l'idea della barzelletta. Che è questa:
Ci sono un Tedesco, un Francese ed un Italiano, e parlano dei metadati.
Il Tedesco spiega: “Noi abbiamo addottato le linee guida INSPIRE sui metadati così come indicato dall’Unione Europea, senza cambiare una virgola.” E poi sottovoce aggiunge: “Eravamo in tutti i comitati e ci siamo cuciti lo standard su misura…”
Il Francese, per farsi bello, dice la sua :“Mah, noi abbiamo dato un'occhiata a questo standard sui metadati e però avevamo delle esigenze nazionali da soddisfare, e sai com'è, avevamo già da prima di INSPIRE la nostra estensione allo standard ISO bell'e pronta con il suo XSD…”
L'Italiano allora, tra sé e sé, pensa: “Vedi 'sti sfaticati, come si son fatti facile la vita". E pieno d'orgoglio dice agli altri due: “Noi abbiamo pubblicato un’intero decreto legge, con dentro tutto lo standard italiano, decine e decine di pagine, che lavoro!"
Poi ci pensa un attimo, e timidamente aggiunge: “Solo che non ricordo bene: di quale standard parlavamo? Dov’era, che non lo trovo?”
Peccato che non sia una barzelletta. Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti, e che abbiamo voluto stigmatizzare con l'articolo scritto da Jens.
Già un anno fa, su questo mio blog, ci fu un'interessante discussione sul tema dei metadati, e su quanto scarsa fosse la sensibilità in giro rispetto a questo tema. Il fatto è che nel frattempo sono passati 12 mesi, è stato emanato un decreto legislativo che recepisce INSPIRE, e quando forniamo ai nostri clienti le immagini satellitari o realizziamo IDT e WebGIS dobbiamo fare quotidianamente i conti con l'incertezza del momento nello scenario nazionale, barcamenandoci tra standard che non sono standard e documenti di riferimento che appaiono e scompaiono.
Mi piacerebbe davvero vedere nascere una discussione costruttiva attorno alle riflessioni fatte da Jens sul nostro blog aziendale, per capire che sensibilità c'è nella comunità geomatica italiana rispetto a questo problema.
venerdì 18 giugno 2010
SIFET, il Catasto ed i centri benessere
Rientro adesso dal Convegno SIFET di Cagliari, che rappresenta l’appuntamento annuale dei soci della Società Italiana di Fotogrammetria E Topografia. Per chi non lo sapesse, la SIFET è una delle quattro associazioni (assieme all’AIT-Associazione Italiana di Telerilevamento, AM/FM GIS-Automated Mapping/Facility Management e AIC-Associazione Italiana Cartografia) federate in ASITA, l’Associazione Scientifica per le Informazioni Territoriali e Ambientali.
Credo che questo convegno SIFET sia stata un’occasione mancata, in un momento difficile come quello attuale, nonostante i buoni propositi degli organizzatori e del comitato scientifico, che mi auguro leggano questo mio post come un contributo costruttivo.
Sono diversi anni che, come Planetek Italia, partecipiamo a questo evento, ed ancora una volta sono rimasto perplesso dalla sede scelta per ospitarlo. Un hotel sul mare con piscine, centro benessere ecc., non facilmente raggiungibile da Cagliari (55 euro di taxi dall’aeroporto, ed un’ora e 15’ in bus dalla stazione centrale), in linea con le sedi scelte negli scorsi anni, spesso situate in località balneari (ricordo Mondello a Palermo, Sorrento, o Castellaneta Marina in Puglia) che onestamente offrono non poche tentazioni anche al più volenteroso dei topografi che fosse interessato a seguire l’intero convegno. L’anno scorso la scelta di Mantova mi sembrava rappresentasse un’inversione di tendenza, ma evidentemente non è stato così.
Fino ad un paio d’anni fa, poi, parallelamente alle sessioni tecniche era previsto dello spazio per le aziende che volessero esporre i propri strumenti ai partecipanti al convegno. Poi nulla. Quest’anno c’era solo un piccolo spazio riservato al consiglio nazionale dei geometri e poco più.
Eppure il tema di quest’anno, quello del Catasto, avrebbe potuto attirare gente da tutta Italia: geometri da un lato, topografi dall’altro, che come me avrebbero apprezzato diversi interventi. Tra cui voglio segnalare quello dell'ing.Ferrante dell'Agenzia del Territorio, con una bella istantanea della situazione del Catasto italiano, e quella del prof.Crosilla di Udine che ha affrontato il problema del suo inquadramento nell'Infrastruttura dei Dati Territoriali italiana, provocando il puntuale intervento del prof.Surace sulla coerenza rispetto alla realtà attuale. Insomma ho trovato il convegno ricco di contenuti ed interessante.
E chi erano i partecipanti? I soliti soci ed addetti ai lavori, con pochissime facce nuove. Allora, non è questa un’occasione mancata?
Secondo me un evento di questo genere, incentrato sul tema del Catasto (che interessa a professionisti, topografi, geometri, ma anche a chi si occupa di GIS, foto aeree, territorio e via dicendo) deve essere aperto al pubblico. A tutti. Per diffondere le conoscenze, far crescere il mercato, allargare l’interesse ed uscire dalla nicchia in cui eravamo rinchiusi in questi due giorni, tra un ombrellone ed un idromassaggio.
Secondo me non è ammissibile che ieri, negli uffici della Regione Sardegna, nessuna delle persone che ho incontrato fosse a conoscenza dell’evento. Non è ammissibile che funzionari regionali che pure hanno avuto la pazienza e la curiosità di recarsi a Marina di Capitana, siano stati mandati indietro perché non iscritti, perché non avevano versato la quota di partecipazione. Ma stiamo scherzando?
La quota di partecipazione facciamola pagare a chi presenta i lavori, come contributo all’organizzazione del convegno, ma lasciamo l’ingresso libero, ai giovani, gli studenti, i liberi professionisti che sono curiosi di trovare nuove idee, i funzionari comunali o regionali che hanno voglia di innovare in questo periodo di profonda crisi. Facciamo pagare gli atti, se serve. Facciamo pagare, giustamente, chi vuole seguire i corsi di formazione organizzati in concomitanza con il convegno.
E facciamo pagare le ditte, che in cambio di una scrivania su cui poggiare un GPS e due brochure saranno ben liete di contribuire alle spese organizzative, se questo significa aver l’occasione di incontrare in un paio di giorni 150, 200 persone cui poter presentare i propri prodotti. E per cortesia, raccogliamo i dati essenziali sui partecipanti in modo da saper raccontare, l’anno successivo, qual è il profilo dei partecipanti al convegno con delle statistiche trasparenti che siano attrattive per gli espositori.
Questo è il mio modesto consiglio per il nuovo consiglio direttivo, che si andrà ad insediare nel corso dell’anno: facciamo uscire la fotogrammetria e la topografia dai centri benessere. Mi raccomando.
Credo che questo convegno SIFET sia stata un’occasione mancata, in un momento difficile come quello attuale, nonostante i buoni propositi degli organizzatori e del comitato scientifico, che mi auguro leggano questo mio post come un contributo costruttivo.
Sono diversi anni che, come Planetek Italia, partecipiamo a questo evento, ed ancora una volta sono rimasto perplesso dalla sede scelta per ospitarlo. Un hotel sul mare con piscine, centro benessere ecc., non facilmente raggiungibile da Cagliari (55 euro di taxi dall’aeroporto, ed un’ora e 15’ in bus dalla stazione centrale), in linea con le sedi scelte negli scorsi anni, spesso situate in località balneari (ricordo Mondello a Palermo, Sorrento, o Castellaneta Marina in Puglia) che onestamente offrono non poche tentazioni anche al più volenteroso dei topografi che fosse interessato a seguire l’intero convegno. L’anno scorso la scelta di Mantova mi sembrava rappresentasse un’inversione di tendenza, ma evidentemente non è stato così.
Fino ad un paio d’anni fa, poi, parallelamente alle sessioni tecniche era previsto dello spazio per le aziende che volessero esporre i propri strumenti ai partecipanti al convegno. Poi nulla. Quest’anno c’era solo un piccolo spazio riservato al consiglio nazionale dei geometri e poco più.
Eppure il tema di quest’anno, quello del Catasto, avrebbe potuto attirare gente da tutta Italia: geometri da un lato, topografi dall’altro, che come me avrebbero apprezzato diversi interventi. Tra cui voglio segnalare quello dell'ing.Ferrante dell'Agenzia del Territorio, con una bella istantanea della situazione del Catasto italiano, e quella del prof.Crosilla di Udine che ha affrontato il problema del suo inquadramento nell'Infrastruttura dei Dati Territoriali italiana, provocando il puntuale intervento del prof.Surace sulla coerenza rispetto alla realtà attuale. Insomma ho trovato il convegno ricco di contenuti ed interessante.
E chi erano i partecipanti? I soliti soci ed addetti ai lavori, con pochissime facce nuove. Allora, non è questa un’occasione mancata?
Secondo me un evento di questo genere, incentrato sul tema del Catasto (che interessa a professionisti, topografi, geometri, ma anche a chi si occupa di GIS, foto aeree, territorio e via dicendo) deve essere aperto al pubblico. A tutti. Per diffondere le conoscenze, far crescere il mercato, allargare l’interesse ed uscire dalla nicchia in cui eravamo rinchiusi in questi due giorni, tra un ombrellone ed un idromassaggio.
Secondo me non è ammissibile che ieri, negli uffici della Regione Sardegna, nessuna delle persone che ho incontrato fosse a conoscenza dell’evento. Non è ammissibile che funzionari regionali che pure hanno avuto la pazienza e la curiosità di recarsi a Marina di Capitana, siano stati mandati indietro perché non iscritti, perché non avevano versato la quota di partecipazione. Ma stiamo scherzando?
La quota di partecipazione facciamola pagare a chi presenta i lavori, come contributo all’organizzazione del convegno, ma lasciamo l’ingresso libero, ai giovani, gli studenti, i liberi professionisti che sono curiosi di trovare nuove idee, i funzionari comunali o regionali che hanno voglia di innovare in questo periodo di profonda crisi. Facciamo pagare gli atti, se serve. Facciamo pagare, giustamente, chi vuole seguire i corsi di formazione organizzati in concomitanza con il convegno.
E facciamo pagare le ditte, che in cambio di una scrivania su cui poggiare un GPS e due brochure saranno ben liete di contribuire alle spese organizzative, se questo significa aver l’occasione di incontrare in un paio di giorni 150, 200 persone cui poter presentare i propri prodotti. E per cortesia, raccogliamo i dati essenziali sui partecipanti in modo da saper raccontare, l’anno successivo, qual è il profilo dei partecipanti al convegno con delle statistiche trasparenti che siano attrattive per gli espositori.
Questo è il mio modesto consiglio per il nuovo consiglio direttivo, che si andrà ad insediare nel corso dell’anno: facciamo uscire la fotogrammetria e la topografia dai centri benessere. Mi raccomando.
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